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Osservare i bilanci delle imprese, comprendere l’economia dei settori, rivitalizzare la didattica dell’Economia aziendale

Si è svolto a Messina, lo scorso 15 maggio 2024, in una gremita Aula Magna del Dipartimento di Economia, un seminario che ha posto al centro della riflessione i temi dell’occupazione e la dinamica del costo del lavoro nel territorio provinciale.

Protagonista è stato il Cerba dell’Università di Messina (Centro di ricerca sui bilanci aziendali) che, con una relazione del prof. Antonio Del Pozzo, ha fornito la base dati per una discussione cui hanno partecipato i dirigenti locali, regionali e nazionali della UIL (rispettivamente, Ivan Tripodi, Luisella Lionti e Santo Biondo).

I bilanci aziendali sono tra i più importanti “big data”, fonte rilevantissima di informazioni sull’andamento economico delle imprese, dei settori e dell’intera economia. La conoscenza dell’economia del territorio attraverso i bilanci è utile per gli studenti e per i diversi attori istituzionali locali, che ne possono trarre indicazioni fondamentali per le proprie logiche di intervento e strategie. In tal senso, la UIL di Messina ha creduto nel progetto e lo ha finanziato con una convenzione di ricerca per trarne indicazioni anche sulla evoluzione dei settori produttivi.

L’obiettivo scientifico e didattico è quello di diffondere la cultura dei dati nell’interpretazione della realtà, e di considerare i bilanci una fonte privilegiata di informazione. Oggi gli studenti chiedono a gran voce di potere diventare protagonisti dell’apprendimento, di poter mettersi alla prova e fare, non solo ascoltare. In questo senso, le banche dati sui bilanci sono strumenti utilissimi per attività sperimentali di laboratorio con le quali sfruttare appieno le più recenti tecniche della business intelligence. La disponibilità delle banche dati sui bilanci da parte delle Università e le potenzialità della business analysis possono essere coniugate in progetti sperimentali di grandi potenzialità.

Il tentativo per certi versi  innovativo è stato quello di accostare i dati della performance economico-finanziaria delle imprese, opportunamente aggregati per codici Ateco, con l’andamento dell’occupazione (anche confrontati con quelli INPS) e del costo del lavoro. Per consentire un benchmark sono stati esaminati anche i bilanci delle imprese delle province di Reggio Calabria e Reggio Emilia. Solo per la provincia di Messina, i bilanci esaminati sono stati ca. 24.000, tutti quelli depositati negli anni 2019-2022, ciascuno dei quali con ca. 50 voci, con la conseguenza che il volume dei dati è stato particolarmente importante, e ciò è stato reso possibile dai software di nuova generazione.

Con riferimento specifico ai risultati dell’indagine, Il quadro che ne emerge è di forte difficoltà delle imprese della provincia di Messina. Il costo medio del lavoro nei quattro anni esaminati non ha neppure recuperato l’inflazione e il numero complessivo di occupati è stato in moderata decrescita anche nel 2022, seppure già si iniziava ad uscire dalla pandemia. I settori con maggiore crescita sono stati quelli tradizionali dell’edilizia e del turismo. In generale, nei settori maturi le dinamiche occupazionali sono state stabili o in moderata decrescita e solo qualche realtà aziendale si è dimostrata capace di elevate performance e crescita occupazionale. Anche il numero delle imprese che deposita bilanci si è ridotto sensibilmente (da 6.446 a 5.762).

Le aggregazioni dei dati di bilancio consentono di collegare tali dinamiche con quelle interne aziendali. I bassi tassi di occupazione appaiono infatti una conseguenza di contenuti tassi di investimento, di indebitamento e di capitalizzazione delle imprese. Colpisce, in particolare che le società dei capitali censite esprimano modestissimi livelli di immobilizzazioni immateriali, segno che le imprese osservate ancora credono poco nell’investimento nei c.d. intangibili. Rilevanti impieghi si registrano tra i crediti fiscali, segnale della difficoltà di cedere o utilizzare i crediti erariali connessi alle diverse agevolazioni e bonus concessi. La liquidità è rilevante, a testimonianza della difficoltà di trovare nuove idee sulle quali puntare e di garantire i debiti bancari.

Preoccupa in particolare il basso tasso di occupazione media dei residenti, con ca. 1 occupato ogni 7,32 abitanti a Messina, 1 ogni 8,35 abitanti a Reggio Calabria, contro 1 occupato ogni 3,3 abitanti nella provincia di Reggio Emilia. I confronti tra i volumi di affari delle province dello Stretto di Messina con quelli delle imprese di Reggio Emilia sono altresì impietosi. In tal senso emerge un quadro di forte difficoltà delle economie locali.

Un segnale positivo proviene invece dalla tendenza a creare startup innovative formate da giovani.

Il progetto è aperto anche ad altri enti e associazioni e, visto il successo, continuerà anche il prossimo anno sempre con il sostegno della UIL. La stampa locale ha dato ampio risalto all’evento.